venerdì 26 settembre 2008

MetereopaFICA...

Che tempo triste che c'è oggi.
Il vento tormenta le chiome degli alberi come il pensiero a te percuote la mia anima.
Raggi di sole inaspettati alterano la grigia realtà,
colorando il paesaggio di una luce alterata. Pare bagliore di fiamma.
Pare un quadro, una natura morta illuminata artificialmente.

giovedì 11 settembre 2008

Primomarzo perchè...

...perchè è la mia data di nascita, non è un numero a caso ed io non sono una qualunque
...perchè marzo è pazzo come me
...perchè marzo è una veranda fiorita esposta alla vita, non posso dire altrettano di novembre!
...perchè l'inizio mi eccita, la fine mi uccide


mercoledì 10 settembre 2008

l'Onda

estate 2004
se io fossi una fata
della magia dotata
e tu fossi un bambino

davanti al tuo cammino


vorrei come d'incanto

donarti la pozione

che accenda la tua vita
con fuoco di emozione


profumo di lavanda

inebria la provenza:
ti odori di candore

per sempre la coscienza


il pepe di Cadegna
raccolto con stupore

condisca di piccante

la mensa dell'amore

la sabbia di Tarifa
ti doni la coscienza
che come l'Onda
è il tempo
soggetto
ad alternanza


e quando l'Onda scende

non devi disperare

se tu sarai paziente
la rivedrai salire

notando con stupore

che lascia nella riva

granelli depurati:

la sabbia di Tarifa

e in ultimo ti serve

coraggio ed onestà

per leggere nel cuore

qualunque verità


di questi due ingredienti

non troverai presenza

nella pozione magica:
si chiaman "Trasparenza".

martedì 9 settembre 2008

La caccia

estate 2004

senti un po', ci ho pensato tanto al perché, al percome, ma ho una voce più forte di tutte che mi impone un sentiero in mezzo alla foresta, il sentiero è umido e selvaggio, gli odori penetranti e io sono una pantera alla famelica ricerca, scatto e penetro la foresta possedendola, le unghie si aggrappano alla terra e lasciano il segno nei rami, mangio funghi e mi abbevero leccando pozzanghere, smaniosa frenetica desiderosa bramosa avida affamata assetata non so cosa cerco, il fango bagnato fra le dita, graffi sul manto esaltano la mia vitalità, lecco il mio calore rosso sangue, dov'è l'ultimo ostacolo, il più grosso, il più potente, che si impadronisca della mia caccia, che mi permetta il balzo più alto, che ponga fine a questa cupidigia e resista all'impeto del mio sfogo e mi faccia cadere sulle foglie, ai piedi del tronco imponente di un albero, esausta con i muscoli tremanti e l'eco del mio ruggito tutto intorno


se ti incontro di nuovo sul mio letto non lascerò un millimetro della tua pelle vergine, non avrò rispetto delle tue vergogne, infilerò il mio corpo dentro al tuo e mi partorirai con il tuo sudore, la mia saliva abiterà la tua bocca e le mie dita frugheranno impertinenti dappertutto per prendere quello che vogliono e inciderti addosso il mio nome, ti drogherò con i miei odori e mi cercherai smanioso desideroso bramoso avido dovunque, leccherai il tuo seme e mangerai la terra sperando di trovarmi per nutrire questa fame che ti lascio in eredità.

lunedì 8 settembre 2008

Chiara guarda le onde...

autunno 2004

Chiara guarda le onde, sono onde verdi di grano giovane. Un misto di sentimenti contrapposti la pervade, da una parte la vitalità della primavera, le spighe che tendono alla maturazione, la flessuosità di ogni stelo che piegato dal vento le riporta alla memoria l’instabilità della giovinezza, la voglia di lasciarsi andare, l’emozione di danzare guidati da un trasporto emotivo. Seduta nel prato davanti a quel mare verde, ha le gambe incrociate con la faccia vicina alle ginocchia, si coccola da sola e stringe nelle mani le dita fragili dei piedi, in un gesto tenero e che lascia trasparire bisogno di protezione, una mano materna che le accarezza la testa potrebbe completare il quadro. L’orlo dei jeans logorati le incornicia il collo dei piedi, la testa inclinata la fa apparire piccola. Adesso la tristezza la pervade, il mare verde non la bagna più di pensieri positivi, la progettualità se n’è andata e ha lasciato spazio alla disillusione. “Anche questo mare si seccherà e verrà tagliato” l’inverno porterà in vista la terra secca e rotta dal gelo. Ci aveva creduto, come faceva sempre. Tutte le volte, per quanto la situazione non lo permettesse, lei ci aveva creduto. “Aspettative” si ripete dentro di se “ma cos’è che segna il limite fra l’errata aspettativa e il giusto desiderio?” difficile da definirsi. Adesso tutto appare privo di poesia, privo di amore. Tutto sembra un mero sfruttamento e una spiccata indole all’opportunismo. Chiara è veramente morta. Ma rinasce, come quel grano...


domenica 7 settembre 2008

Avvisaglie

primavera 2006

La prima volta che sono entrata in casa di Paolo Ciabini ho pensato “No ragazza, quest’uomo NO!”
Il pavimento si nasconde timoroso sotto i carter di qualche motore appartenuto a virtuosi Morini o bellicosi Superalce. Pile di disegni tecnici di impianti elettrici delle sopracitate motociclette sostituiscono i cuscini delle poltrone, mentre altri disegni con modifiche apportate ad alberi motore di qualche Settebello vestono a mò di tovaglia la tavola da pranzo, apparecchiata a sua volta con dischi frizione e in attesa che qualche amico appassionato si unisca alla mensa dissertando sulla nitrurazione ionica degli alberi a camme. Nelle mensole soprammobili di ogni genere purchè appartenenti al mondo della meccanica: preziosi oggetti in metalli pregiati, valvole dalle curve sinuose in neodmunic, spilli per carburatori vanitosi, molle di ogni tipo sembrano riccioli capricciosi come i motori che le ospiteranno, e poi titanici ingranaggi in titanio, paradossalmente leggeri quanto ingombranti. Ma non finisce qui… Nel giardino che circonda la casa, un cambio appartenuto ad un furgone usato per l’assistenza a qualche rievocazione storica motociclistica, sembra stato partorito lì dopo chilometri e chilometri di gestazione lungo lo stivale percorrendo i passi meta di ogni appassionato di motori. Due telai di vecchi Morini appisolati all’ombra, vicino al garage un “mezzo” Superalce felice di essersi avvicinato tanto alla “sala operatoria” Poi lui mi dice: “Guarda lì……c’è una covata”, colpita da questa inattesa sensibilità verso il ciclo della vita abbasso gli occhi in cerca di cuccioli, ma mi sbaglio: sono magneti, tanti magneti…. A gruppetti cinque di qua, sette di là, magneti in attesa della revisione, magneti da restaurare con le loro bobine da riavvolgere a regola d’arte, magneti già pronti e impettiti che attendono di fare il loro dovere in qualche Bugatti. Per concludere, lo scenario è stupefacente e ad una appassionata come me, che annovera solo un corpo carburatori esposto in salotto, gli occhi brillano di commozione vedendo queste entità d’epoca abitare insieme a lui, tanto da non avere dubbi ad affidare alle sue mani sapienti quel gioiello a due o quattro ruote che non faresti sfiorare neppure dal vento per la paura di rovinarlo, però….dagli pure la tua moto ma non sognarti di dargli la tua mano se hai un debole per il focolare domestico!

sabato 6 settembre 2008

Tradimento

estate 2006

Come una macchia d'olio, l'amarezza del tradimento si espande coprendo questi sei mesi che ci hanno visti insieme. Tanti piccoli tasselli ricompongono la copia di un puzzle che non avrò mai la possibilità di verificare con l'originale. Il dormiveglia è il più generoso distillatore di tasselli, il letto durante la veglia è diventato uno strumento di tortura, il mio corpo non esiste più oltre la pelle: tutto ciò che è caldo e umido in lui mi repelle al punto tale che neanche il pensiero può soffermarsi a sfiorarlo.


Tradita, una o più volte, fisicamente o mentalmente, non ha senso, il tradimento è un veleno mortale. Come una serpe ti inietta un fluido che mano a mano si impossessa di te e uccide ogni alito di amore di fiducia di bel ricordo di tenerezza. La compassione per se stessi si affanna in una lotta ad armi impari con la pulsione distruttiva e masochista che ogni giorno si alimenta componendo il puzzle, bavosa e voluttuosa di tasselli, è una bestia grossa viscida e informe, ma i suoi tentacoli si sono insinuati nel mio ventre e ad ogni tassello la bestia gioisce rimestando le mie viscere agitando i suoi tentacoli in aria con me che sono lì....allamata e nasueabonda per lo scuotimento come in una giostra dalla quale vorrei scendere.
E il pensiero più devastante è l'irrimediabilità di tutto. Non posso ricredermi, non posso dimenticare.
Quell'uomo, amato, accarezzato, atteso pazientemente, accolto nel proprio intimo, lui che ha avuto le chiavi per accedere alle stanze della mia anima, a mia insaputa, mentre io attendevo il momento di vederlo, mentre io sognavo di essere stretta nel suo abbraccio, mentre io ascoltavo il mio piacere ricordando le sue carezze, ha aperto tutti i cassetti, tirato in aria i vestiti, versato in terra i profumi, riempito le aiuole di sassi, sparpagliato nei pavimenti i ricordi, avvolto del seme maturato per altre i miei gesti di amore nei suoi confronti e per quanto li lavi rimangono viscidi e impregnati di odore di muschio e di funghi, quell'odore che nasceva da lui ed era mio.

Bella, sono bella oggi più che mai. I miei occhi trasparenti e profondi lasciano trapelare tutta la tristezza che ho dentro. La natura è più potente di qualunque altro meccanismo mentale. Fa il suo corso e come una pianta nel pieno della fase vegetativa, messa repentinamente davanti al concludersi della stagione, mi forza in una fioritura estrema. Una fioritura inutile, un ultimo grido potente che se ne andrà col vento. Dura pochi giorni e poi un soffio leggero porterà via tutti i petali lasciando rami tristi, fragili vergognosi della propria nudità, in attesa passiva di nuove gemme che torneranno, perchè così è la natura.


martedì 2 settembre 2008

Il tempo è rovesciato e TARDI è solo l'inizio

estate 2006

"Tardi, tardi, è troppo tardi. E' passato più di un mese da quando ho tagliato quel traguardo scodinzolando sul lungomare di taranto, ed è tardi per raccontare".

Invece no.
La mia Milano Taranto ha invertito l'andamento del tempo in un modo che mi lascia ancora spiazzata e ad un mese dalla sua conclusione mi sento soltanto all'inizio di una strada ricca di fascino e di emozioni antiche, tutta da percorrere.
Ogni giorno apro la botte e annuso il profumo che migliora con il passare del tempo: c'è l'odore del ricino di chi mi ha superata, l'odore di pelle vecchia e cuoio di quelle tute vissute, odore di benzina e saldatrice, tatto ruvido di guanti sudati e riasciugati, parole in sottofondo pronunciate in lingue diverse, sguardi compiaciuti verso le proprie moto, sguardi compiaciuti verso le moto altrui, e il pensiero comune mai esternato che aleggiava nell'aria "ce la faremo - ce l'abbiamo fatta".
E' iniziata pulendo il serbatoio a casa di Paolo, mentre mi ripetevo la teoria delle marce rovesciate nell'imbarazzante attesa di piegare le valvole al primo imprevisto che avrei incontrato durante la marcia, come mi era stato pronosticato, evento peraltro mai capitato. E ancora non è finita perchè il desiderio di risalire sulla "moto rossa" cresce di giorno in giorno e la mia pancia mi dice che quella non era neppure la prima volta.
La mia Milano Taranto è stata diversa da quella degli altri perchè ...perchè Paolo. Uniti dalla stessa passione per i soprammobili, io con il mio blocco di carburatori sulla credenza e lui con...bhè impossibile elencarli tutti, ha insistito fino all'ultimo per farmi vivere questa esperienza, sfidando il tempo disponibile per i preparativi (era sempre più tardi) sfidando il sonno (andava a letto tardi) sfidando pure i miei periodici indispettimenti che lasciavano trapelare che si stava facendo tardi anche fra di noi.
I preparativi delle moto sono ambientati in uno scenario già calato in altri tempi. I pezzi meccanici stesi sui tavoli raccontano la loro storia ed esigono rispetto: alberi motore usurati, carter punzonati che hanno già partecipato alle Milano Taranto di altri tempi, pedivelle lisce e manopole imporrite. Alla partenza sei circondato da moto che sotto quel vestito lucido vorrebbero nascondere un'anzianità che si paleserà con il passare dei chilometri (le nostre, schiette e sincere, fin dall'inizio hanno dichiarato la loro età portata anche piuttosto male a giudicare dalle espressioni sconcertate di quei collezionisti amanti delle riverniciature, ma a me non piace il trucco).
Ogni giorno che passa il tempo perde 10 anni e alla fine della prima giornata tu hai la solita età, ma ti trovi calato in un altro periodo fino ad arrivare a tagliare il traguardo che il movimento che fai per cambiare la marcia è anziano quanto la moto che ti ha portato fin lì, la manopola del gas fa parlare la tua moto con vocaboli ormai in disuso e gli dai del Voi quando ti rivolgi a lei, così ti accorgi che l'andamento del tempo è rovesciato.
Io ho nostalgia del movimento tanto mascolino quanto armonioso che facevo quando spostavo il piede all'indietro e pestavo decisa per far entrare la marcia e senza lasciare la frizione costringevo quel motore complice a dirmi qualche parola incazzata prima di lasciarlo libero di urlare fino alla marcia successiva. I primi giorni era un movimento acerbo, difficile trovare il pedale, difficile capire con quanta decisione farsi sentire, secondi che passavano nel dubbio e motore insofferente. Ma mi concedo la presunzione di dire che alla fine quel gesto non poteva essere fatto meglio. Ed io avevo 35 anni ed ero negli anni 50, ero un motociclista con anni passati in sella, femmina, che dominava la sua moto la quale era compiaciuta di portarmi in giro, inserita in un corteo di motociclisti che vivevano la stessa epoca.
Quello che alla partenza sembrava roba di altri tempi, all'arrivo era vita dei giorni nostri.
Le numerose opportunità che i nostri morini ci hanno dato per fare della manutenzione poco ordinaria, sono state per me una scuola preziosissima. Sono stata di poco aiuto Paolo, lo so, e ti chiedo scusa, ma non ho abbandonato mai il Meccanico e per le nozioni di cui ero in possesso più di così non potevo fare.
La cartolina che conservo è unica e al centro dell'inquadratura ci sei tu sul tuo settebello, seduto in mille posizioni diverse difficili da ripetere, con le suole degli stivali consumate sull'asfalto perchè non sai più dove incastrare le gambe, non troppo lontano ma piccolino sul mio orizzonte tanto da lasciarmi vedere tutti gli scenari più belli, quelli dell'umbria e dell'abruzzo. Al tramonto il tuo scarico starnutisce lampi di fuoco e durante il cammino mi riempie le orecchie con la sua voce autoritaria. Io sono lì dietro come un cucciolo di cane festoso che corre e corre distraendosi con il suo gioco, annusando chi gli passa vicino a destra e a sinistra senza perdere la scia dell'odore del padrone, nell'attesa di fermarsi per una carezza picchiettata sulla testa, che riverserò a mia volta sulla moto rossa. Ogni tanto ti giri per vedere se ti seguo e sono felice che mi trovi lì. Mi hai aperto la porta su un nuovo sentiero ricco di emozioni e te ne sarò sempre riconoscente, ma desso per favore...ridammi la moto rossa

lunedì 1 settembre 2008

Cara mamma

inverno 2007

Mi sei stata tolta prima che potessi farti tante domande. Orfana di una visione matura dell’amore, sono una randagia sempre in cerca della verità, e la verità mi viene confermata dagli uomini ma non voglio crederci perché non mi piace. Nella mia testa rimbomba la tua frase “topino, sei proprio come me, patirai tanto per amore”. Ma tu come hai fatto a farcela?
Nel mio cammino non ho ancora trovato un uomo integro. Integrità, la parola che preferisco. Ho avuto la fortuna di non fermarmi in superficie e la sfortuna di andare troppo a fondo. Così oggi so che per concludere le tappe naturali della vita di una donna ci vuole ignoranza o distacco dall’uomo che ti accompagna. Così sono qui, consapevole che l’ignoranza, una volta persa non si riconquista, e il distacco non fa parte della mia natura. L’ultimo uomo pare fosse investito dalla responsabilità di togliermi i sogni sopravvissuti e la speranza che potesse esistere l’integrità. Ed è stato bravo nella sua missione. Non so che giovamento ne abbia tratto, mi viene da pensare che si sia accontentato di godere del fallimento non riuscendo a permettersi altro. Dubito che questo sia voler bene ad una persona. Ti ricordi quando ero piccola? Mi alzavo e ti dicevo “mamma sono una bambina tanto felice” fischiettavo e chiedevo cosa c’era per cena. Adesso credo che sia tutta una grande fregatura. L’uomo e la donna si attraggono e la loro natura è inconciliabile. E’ una beffa. Cresco sapendo che la mia realizzazione sta nella coppia, nella famiglia e tutto questo è un pacco dono che porta con se le grandi fregature che più temo. Trovarsi a 36 anni sola ti da l’opportunità di ascoltare le lamentele degli uomini sposati, ti conferma quanti tradimenti ci sono, quanto sia inaugurabile avere figli, quanto sia inaugurabile sperare di invecchiare insieme con la stessa persona. In ognuno di questi progetti è già germogliato un seme amaro. Le amiche sincere mi dicono che non è vero, che è una visione sbagliata, che la loro storia è la dimostrazione che non è così, e io vorrei dire loro “datemi l’occasione di rimanere 10 minuti sola col vostro uomo, poi vediamo”. Non lo faccio perché il danno più grosso che si può fare è togliere i sogni, e con certe verità è difficile sognare. Bene, quindi io non posso augurarmi di trovare un uomo per la vita. Non posso augurarmi di avere un uomo con una scadenza perché vuol dire che l’amore finisce. Non posso neanche augurarmi di rimanere sola perché la vita senza amore non ha senso. Non posso augurarmi di avere un figlio da crescere senza un padre perché sarebbe una grave mancanza per lui. Cosa posso augurarmi mamma? Non posso neppure uccidermi perché farei troppo male a mia sorella. Io non ho futuro. Vorrei tornare a casa e trovarti lì, seduta sulla poltrona con gli occhiali che stai rammendando qualcosa e con il tuo sorriso pieno di amore. In tutti questi anni mi hai accompagnata sempre. E mi accompagna sempre la lettera che scrisse quella signora dopo la tua morte

Cantano per te nel cielo le lodi di c
Hi ha sempre nella sua vita fatto e pensato
In maniera giusta e lodevole
Alza i tuoi occhi verso l’alto e prega sempre
Ricordandoti ogni giorno del bel tempo che è stato
Assieme a colei che tu tanto amasti e che ora
Manda a te parole di amore e di grande aiuto
Assieme a coloro che ti sono accanto
Sempre nella vita tu sarai seguita e
Sempre tornerà nella tua mente il ricordo che è stato ma
Assieme a noi camminerai nelle strade che avrai davanti a te
Impetuosa e attenta senza mai calpestare chi a te non aggrada
Nella tua vita di donna sarai migliore di molte altre
Infinitamente felice tu concluderai le fasi varie della tua esistenza anche se adesso vedi dinanzi il buio